giovedì 18 ottobre 2018

Una cosa sopra il cuore #nastrorosa

 L'immagine può contenere: una o più persone e primo piano



"Signorina, non ci sono movimenti".
Come se fosse un terremoto.
E cos'altro?
Non ti sconquassa dalle radici?
"Signorina, non ci sono movimenti".
Per me è sollievo immediato. Dopo la sala d'attesa, per il "solito" controllo annuale, esco dai miei pensieri scuri. Ma fa così paura un controllo di routine?
"Signorina, non ci sono movimenti".
Sì, se quella cosa che mi sta esattamente sopra il cuore, è imprevedibile e spaventosa. Talmente spaventosa da bloccare molte donne (e uomini): niente visite, niente ecografie, niente controlli. "Ho paura" pensano. Tantissima.
"Signorina, non ci sono movimenti".
Sette anni fa avevo paura anch'io, quando l'ho sentita per la prima volta. Sotto la doccia. Proprio lì, vicino all'ascella. Il panico. Io, forse più sensibile di altre per la storia della mia famiglia, con la "cosa" che si era palesata nel mio fisico di non più adolescente. Ho aspettato, lo ammetto. Ho aspettato prima di farmi visitare, perché una paura così l'avevo mai provata. Per fortuna un medico, un amico, ha avuto il buon senso di farmi la prima visita e la dolcezza di spiegarmi che ero in tempo, che ero giovane. Questo è il punto: non agire per la forza del terrore. Non agire... dopo. Mi spiegava che il controllo regolare era un alleato grande, che sì, quando si presenta, è una malattia ancora imprevedibile, ma che si possono prendere precauzioni. Da allora, da sette anni, vado in ambulatorio, ogni autunno, per continuare a tirare quel sospiro di sollievo, per non sentirmi in balìa dell'ignoto e dell'imponderabile.
"Signorina, non ci sono movimenti".
Grazie, dottoressa. E grazie a chi mi ha fatto capire l'importanza della prevenzione.
Io e la "cosa" conviviamo. Ma non mi sento più sola come la volta che ho scoperto che c'era.
Lì, sopra il cuore, a volte mi fa ancora un po' paura. Ma ho gli strumenti per non lasciare che la paura mi blocchi.
"Signorina..."
Sto bene.

martedì 9 ottobre 2018

Incapaci di convivere




Sono andata di recente nella valle del Vajont. Non è per tutti gli uomini o per tutti gli alberi vivere con la schiena dritta su quelle rive. Ho visto una montagna aspra, sassosa, instabile. Ferita. Affascinante, anche se burbera.

mercoledì 27 giugno 2018

Sulle nude rocce



Oggi prima volta sulla Direttissima per il monte Grappa (sentiero 106) assieme alla Grande portatrice di orecchie. Compagna preziosa per trovare la strada (sceglie le scorciatoie battute dai cinghiali); si motiva da sé anche nei punti più difficili (straiandosi in mezzo ai sentieri); mi sostiene (finendo la mia bottiglia d'acqua). Ovviamente, a casa, ha richiesto la sua dose di crocchettee anche un extra, perché il servizio svolto nel pomeriggio sfiorava la medaglia al valore. E mi guarda con l'occhio che dice: "A quando la prossima?" Discutiamone.
Poi chiaro che me la porterò anche "sulle nude rocce e sui perenni ghiacchiai".

Festa del solstizio d'estate

Per affrontare un temporale che incombe, mettendo a rischio il lavoro di mesi, servono: un alchimista (Claudio Mistura) a mostrarci e farci sentire la bellezza "salvatica" delle piante; la musica, ma quella dal vivo, che metta i brividi e non per il freddo (Daniele Capuzzo, @Andrea Dal Broi); due anguane, con la leggerezza e i sorrisi degli anni più belli; una maestra di ginnastica dolce, per danzare insieme, per mano, come "una volta"; un braciere che scaldi gli animi; palloncini luminosi contro le nuvole grige; gli alberi che abbracciano; le angurie ("Che bone, dove e gaviu tolte?", ProLoco Crespano del Grappa); un gruppo di bibliotecarie e lettori che credono ancora nel potere magico dei libri; un pubblico che ha annusato i fiori, ballato con noi, partecipato nonostante la minaccia del brutto tempo, restintuendoci il senso di comunità.







Lavoro "intelligente"





"Tu che lavori da casa non ti devi preoccupare di perdere il lavoro".
"Tu che lavori da casa puoi organizzarti: mi fai questa cosa in mattinata? Tu puoi".
"Tu che lavori da casa sei così comoda: non devi spostarti e non hai nessuno che ti rompe: il tuo lavoro è perfetto".
"Tu che lavori da casa non hai spese".
"Tu che lavori da casa non hai capi".
"Tu che lavori da casa puoi dormire quanto vuoi".
"Tu che lavori da casa puoi stare sui social".
"Tu che lavori da casa devi abbassare la cresta: non hai neanche un vero ufficio".
"Tu che lavori da casa... ma le tasse le paghi?"
"Tu che lavori da casa... ti danno anche i contributi?"
"Tu che lavori da casa devi prendere tutto quello che arriva: lavori da casa, cosa pretendi?"
"Tu che lavori da casa... ma quanto vuoi durare!"

"Tu che lavori da casa... ma lavori?"
Io che lavoro da casa è come se non lavorassi.
Tu hai mai provato a lavorare da casa?

lunedì 14 maggio 2018

Portatrice di grandi orecchie

 
 
Per l'anagrafe, sei nata il 20 ottobre 2016, alle soglie dell'inverno, nella corte di una fattoria qui vicino. Per me, la tua storia è iniziata prima: sei nata in Islanda, nel 2014, più precisamente sopra la caldera di un vulcano che ti ha dato il nome.

Silenzi, trippe a mezzanotte e paranoie

Nessun testo alternativo automatico disponibile.


"Scrivi da ubriaco, rileggi da sobrio". Credo fosse Hemingway. E lo stesso vale per quanto si è arrabbiati: mai, mai, mai dire cose da arrabbiati di cui ci si potrebbe pentire.
Però.
Mettiamoci d'accordo, ok?


Sulla luna siamo arrivati... e Marte?



Attenzione, post lungo, balbettante e controverso

Ho sempre pensato che fossimo liberi.
Intendo noi “Millennial”.
Noi figli di internet, dei sessantottini, dei meravigliosi anni che vennero dopo.
Ho sempre pensato che potessimo fare tutto.

Di memoria in memoria



La memoria di storie passate è un'arma a doppio taglio: non tanto per "cosa" si ricorda, ma per "come" lo si fa. Il "come" può portare a interpretazioni distorte o "di regime"; medaglie ad alcuni e ad altri no; celebrazioni inesatte; ex soldati multilati nell'anima che non vogliono raccontare; soldati mutilati nel corpo ma troppo "impresentabili" per essere dichiarati vivi. La memoria di una guerra, poi, è una patata bollente: maneggiare con cura. Ma apre punti di vista e sì, anche confronto e discussione. Dopo cento anni, non ci sono più versioni ufficiali: c'è la storia. Le tantes storie. E l'umanità di ragazzi che avevano paura. Di ufficiali che hanno "solo" applicato il Codice penale militare. Di fanti fucilati perché si sono messi sull'attenti con il sigaro in bocca. La Grande guerra, sul monte Grappa e negli altri luoghi, va riscoperta. Senza troppa retorica. Ripartendo da chi l'ha combattuta.

Con leggerezza, bambina


Sto scrivendo un articolo sul fallimento per V+ magazine. Come arriva, come "incassarlo", come superarlo e andare avanti - espressione che mi piace sempre meno. Andare avanti: andare dove?

Sono suonata

 

C'è un proverbio (credo africano) che dice: "Per crescere un bambino, ci vuole un intero villaggio". Aggiungo: anche per "crescere" un adulto.


Un seme

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Un seme, per crescere e diventare albero, deve smettere di essere quello che è. Altrimenti, muore.
Così, l'uomo.
(Osho)


Illustrazione: Helena Perez Garcia