lunedì 14 maggio 2018

Di memoria in memoria



La memoria di storie passate è un'arma a doppio taglio: non tanto per "cosa" si ricorda, ma per "come" lo si fa. Il "come" può portare a interpretazioni distorte o "di regime"; medaglie ad alcuni e ad altri no; celebrazioni inesatte; ex soldati multilati nell'anima che non vogliono raccontare; soldati mutilati nel corpo ma troppo "impresentabili" per essere dichiarati vivi. La memoria di una guerra, poi, è una patata bollente: maneggiare con cura. Ma apre punti di vista e sì, anche confronto e discussione. Dopo cento anni, non ci sono più versioni ufficiali: c'è la storia. Le tantes storie. E l'umanità di ragazzi che avevano paura. Di ufficiali che hanno "solo" applicato il Codice penale militare. Di fanti fucilati perché si sono messi sull'attenti con il sigaro in bocca. La Grande guerra, sul monte Grappa e negli altri luoghi, va riscoperta. Senza troppa retorica. Ripartendo da chi l'ha combattuta.

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