Se n'era parlato già in clima pre-olimpico: gli atleti soddisfano desideri e pulsioni sessuali od osservano un rigoroso ramadan?
"Ma che scherziamo? Mai prima di una gara!", "Massì, in realtà lo fa anche quello".
"Botte" e risposte tra compagni di squadra, un sorriso dietro la mano, molto inglese, e tutto finisce lì. Perché iniziano le olimpiadi, e certo c'è altro a cui pensare, che non al basso ventre.
Ma oggi sul Corriere fa capolino una colonnina, niente di pretenzioso, a ricordare che il tema è ancora caldo.
D'obbligo la precisazione iniziale: il sesso, nel villaggio olimpico, non è più un tabù.
Meno male.
Il portiere della squadra femminile statunitense di calcio fa sapere che "il sesso si fa ovunque, anche nei viali".
A letto o sui prati pare che il villaggio sia un'alcova speciale, incalza il giornalista.
E gli organizzatori che fanno? Distribuiscono preservativi. D'altronde è tutta anglofona la parola "gold one", "bustine dorate" che i soldati americani portarono nel sud Italia quando vi sbarcarono durante la seconda guerra mondiale ("goldone", certo!).
Abbiamo anche i dati: agli oltre 10 mila atleti in gara per il titolo mondiale sono stati distribuiti 150 mila "gold ones". Da far arrossire anche queen Elizabeth.
In chiusura Bolt assicura che lui no, non è interessato. Non avrebbe tempo di usarli.
Per fortuna che, solo quattro pagine prima, le ragazze della scherma mordono l'oro con tanta soddisfazione.
Altrimenti avrei pensato che l'olimpiade si gioca tutta qui, tra le lenzuola.
Nessun commento:
Posta un commento