giovedì 29 agosto 2013

L'estate che mi manca




L'estate corre, l'inverno cammina, disse qualcuno.
A me succede sempre così. Ho la sensazione di lasciarmi alle spalle una stagione che qualcun altro ha vissuto anche per me.
Sarà perché negli anni ho quasi smesso di frequentare mare e piscina, per diverse contingenze. O forse è l'assoluta uguaglianza dell'estate a qualsiasi altra stagione. Voglio dire, un tempo estate era fine della scuola. Si aprivano giornate di libertà, colazioni abbondanti, spesa in bicicletta, serate in strada a giocare a pallone fino a tardi. Poi sono arrivati i primi balli, il momento del trucco e parrucco, lo shopping con gelato, le chiacchierate senza orario, a voce o per messaggio sopra o sotto le coperte... quei mesi avevano il sapore, il profumo dell'estate.
Con il lavoro, quando insomma si ha la presunzione di diventare "grandi", quelle sensazioni svaniscono velocemente, e l'estate si riduce a quella settimana-due settimane in cui fabbriche e uffici chiudono - se chiudono. Oppure diventi un libero professionista, e allora la libertà estiva è solo nel nome di quello che sei, ma non in quello che fai, perché un'occhiata alle email, una telefonata capitano sempre, e non ci sono cartelli "chiuso per ferie dal... al...".

Non è che mi lamento, sia chiaro, ma sento in questi giorni una nostalgia... in verità l'ho sentita spesso quest'estate, quando alle sagre di paese vedevo crocicchi di liceali appena tornati dai campiscuola, pieni di ormoni, pantaloncini corti e risate argentine per le ragazze, bermuda e All stars per i ragazzi. E zero pensieri. Quella sensazione mi manca. La "zero pensietudine". L'estate come parentesi assoluta. Settembre? Scuola? Lontanissimi. Solo vagabondaggi da casa alla gelateria, alla piscina, al patronato perché c'è da fare gli animatori o essere di servizio alla festa del parroco. La sensazione di poter fare qualunque cosa e di non doverne fare nessuna. Libera scelta. Libero arbitrio, dicono i "grandi". Che poi capisci veramente cos'è quando diventa una responsabilità e sono rogne e doveri, e bisogna crescere. La sensazione di non aver alcun obbligo se non quello di copiare gli ultimi compiti, leggere in internet il riassunto dei libri che la prof di italiano ha detto di leggere per intero, comprare penne e quaderni in cartoleria, trovare il diario d-e-f-i-n-i-t-i-v-o.

Ecco l'estate che mi manca.
Quella che sembrava non finire mai.

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