martedì 6 novembre 2012

Ptb/Vale: L'isola di Arturo



Passare dalla tumultuosa Francia del Conte di Montecristo alla schiva Isola di Arturo non è stato facile.
Ma in piena crisi "bulimica" da lettura l'ho iniziato di malavoglia e finito quasi febbrilmente.
In molte recensioni si dice che questo non è un libro da "mozzicare", ma da tenere in borsa, da tirare fuori a ogni momento libero. Ci si affeziona a questo libro, oppure la tentazione di abbandonarlo può diventare troppo forte.
Io mi sono affezionata, alla scrittura "povera" di sentimenti di Elsa Morante e ai suoi poco romantici personaggi.
E mi trovo a salpare da quest'isola a malincuore.



1. Perché hai scelto questo libro per il tuo Ptb? Te lo ha consigliato qualcuno o l'hai trovato tu?
2. Libro magro, in forma o grassoccio? ** In quanti giorni lo hai letto?
3. Dove ti sei trovato a leggerlo più spesso?
4. Racconta la storia in tre righe.
5. Il tuo personaggio preferito o quello che hai sentito più simile a te.
6. Il personaggio che avresti fatto uscir di scena volentieri.
7. Una citazione che hai dovuto assolutamente sottolineare.
8. Associa al libro un tuo stato d'animo.
9. Il libro si è rivelato come te lo immaginavi prima di leggerlo? Insomma: è scattato il colpo di fulmine?
10. In piena sincerità: lo consigli o lo butti? Se lo consigli, a un lettore o a una lettrice in particolare?

1.
Volevo leggere Elsa Morante, e ho preferito questo libro a La storia, altrettanto famoso, per una semplice questione di numero di pagine (ne aveva di meno).

2.
Libro in forma: 379 pagine.
L'ho letto in quattro giorni.

3.
Ne ho fatta una lettura "vagabonda": a letto, a tavola, in poltrona (la stessa del Conte di Montecristo; ormai è diventata ufficialmente la mia "poltrona da lettura").

4.


L'isola del titolo è l'isola di Procida, nel golfo di Napoli.

Arturo è il protagonista, e secondo me la sua storia si può suddividere in tre parti: l'infanzia (Arturo orfano di madre, vive con il padre che venera ma che spesso lo lascia per "navigare" - Arturo non sa mai dove né quando tornerà); il secondo matrimonio del padre e il rapporto di Arturo con la matrigna; l'adolescenza, "l'età ingrata", e quindi i mutamenti del corpo, le prime passioni, i conflitti interiori e familiari.
Ho scoperto che è un romanzo di formazione, uno di quelli, cioè, dove si assiste alla crescita, psicologica e affettiva, dei personaggi.

5.
Mi sono troppo, troppo riconosciuta in Arturo nel periodo dell'adolescenza: quegli scatti d'ira verso genitori e fratelli, il bisogno di starsene per conto proprio, il desiderio di trasformarsi in statua nei momenti più ingarbugliati, per non sentire più niente, l'attaccamento a "casa" e l'insofferenza, la voglia di andarsene. La Morante ha dato un'immagine molto veritiera di questa fase della vita.
Poi ho avuto un cambio di giudizio nei confronti della matrigna di Arturo, la giovanissima e dimessa "Nunziatella": poco più vecchia del figliastro, si presenta all'inizio come una donna di poco conto, arrendevole, quasi analfabeta... senza sapore. Poi diventa l'espressione della tenerezza e della comprensione. Alcune sue gentilezze (come lasciare ogni sera la cena pronta ad Arturo fino a tardi) fanno commuovere (spesso mia mamma lo ha fatto anche con me quando andavo a scuola).

6.
Sicuramente non ho condiviso gli atteggiamenti del padre di Arturo, taciturno, schivo, per niente incline alle manifestazioni d'affetto (mi ha ricordato per certi aspetti un altro papà: il mio!).

7.

Ci sono molte descrizioni dell'isola e dei personaggi che citerei, ma copio questo dialogo tra Nunziata e sua madre, che mi ha fatto sorridere:
- Quando sento che lo sposo non ti fa sapere nemmeno dove si trova! Nemmeno di una cartolina si degna!
- Lui, se non dà notizia, non è per farmi dannare, è perché si scorda! Chi è uomo tiene tanti pensieri.
- I pensieri! Chi li capisce, questi suoi pensieri? Perché non li fa conoscere?
- Beh, lui non è mica una femmina, che se tiene un segreto, è peccato!



Uomini taciturni, che si dimenticano le cose; donne che a star zitte commettono un peccato... non siamo cambiati poi tanto!


8.
Pietà.
Più volte i protagonisti di questa storia mi hanno, come si dice, "fatto pena". Elsa Morante (nata nel 1912 e morta nell'85) ci presenta un'isola del Sud Italia alla vigilia della seconda guerra mondiale, e l'impressione è di trovarsi sulla scena di uno di quei vecchi film in bianco e nero con Anna Magnani o Vittorio De Sica. Quelli appartenenti al genere neorealista, che predilige personaggi "prosaici", dei quali mette in evidenza soprattutto limiti e debolezze. Come difettose e limitate sono le relazioni che li legano. Era la "commedia all'italiana", che ritraeva, scopro, le classi sociali lavoratrici più disagiate, contadini, pescatori, spose giovani e acerbe, mariti scorbutici e maneschi. I temi sono la povertà, la frustrazione, la sopravvivenza, e spesso venivano usati attori non professionisti. Tra l'altro la Morante ha frequentato proprio alcuni esponenti del neorealismo italiano, come il regista Luchino Visconti (piccola parentesi: è stata sposata per vent'anni con Alberto Moravia).

L'amore in questo libro è rude, gli incontri tra gli amanti fatti di sussurri dietro alle porte e di gridi languidi e animaleschi.
Uomini e donne non si fanno domande sulla vita, quello che capita loro lo accolgono come corso naturale degli eventi, della natura, dell'esistenza, al pari quasi di animali.
E il frequente ricorso al dialetto rende lo sfondo ancora più veritiero e grezzo. Non è un mondo di poeti, e si arriva ben presto a soffrire per questa condizione.

9.
Alcune riflessioni:
1) quest'estate ho sentito leggere alla radio alcune parti della Storia sempre di Elsa Morante. Ho ritrovato lo stesso stampa neorealista.
2) Ho associato Arturo al protagonista dell'Ombra del vento, un ragazzino anche lì senza madre, intelligente, che conosce troppo presto le difficoltà e i dolori del mondo. Anche se sogna di diventare un esploratore e ama leggere, Arturo fa i conti con la realtà molto giovane, e quindi, anche se ho letto in alcuni blog che L'isola viene considerato un libro per ragazzi, non lo inserirei in questa categoria. L'Arturo che racconta la storia è un Arturo che ricorda, che ormai si è distaccato da quegli eventi (spesso dice "che stupido e ingenuo ero a quel tempo"); quindi è un romanzo che forse insegna di più agli adulti sui moti del cuore degli adolescenti.
3) Non ho sentito il colpo di fulmine, semplicemente perché questo non è un libro che "fa sognare". Non c'è amore romantico, né avventure o eroi, ma persone comuni.
4) Elsa Morante, poi, ha una scrittura molto... maschile, non so come definirla. Non si dà ai fronzoli, non c'è magia, ma cronaca, semplice quotidianità.
5) L'ho trovato comunque un libro veramente ben scritto.

10.
A chi piace il genere: super consigliato. Ma deve piacere.



Info libro
Einaudi (Gli struzzi 70)
1957
Premio Strega

Lo sapevi che...?
Il premio Strega viene assegnato a un libro di narrativa in prosa di autore italiano che sia stato pubblicato tra il 1° aprile e il 31 marzo dell'anno in corso.
Nasce nel 1947.

P.S. 
digitando per curiosità "L'isola di Arturo" su Youtube ho scoperto che ne hanno anche un film nel 1962. In bianco e nero ovviamente. L'incipit rende proprio l'atmosfera del libro. Credo che lo guarderò.



P.P.S. 
Per la serie "strane coincidenze" mi è successo che stavo leggendo, e nella storia, a un certo punto, manca la luce in tutta l'isola per lavori; in quel momento salta la corrente anche a casa mia. Ho pensato: aiuto!

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