venerdì 7 marzo 2014
Perfette sempre
Se dovessi dire chi è "la donna" per me, sceglierei quella che mi ha fatto nascere.
Primo, per un fatto pratico (mi ha fatto nascere).
Secondo, per un fatto... evolutivo. Vorrei diventare come lei (e, per certi aspetti, non vorrei diventare come lei). Evoluzione.
Lei, la prima donna della mia vita. A volte - lo dico sinceramente - faccio fatica a immaginarmela vecchia e bisognosa del mio aiuto. Quel momento, cioè, in cui i ruoli si invertiranno, le leggi della natura si invertiranno, e dimostrerò quello che ho imparato. Evoluzione, ancora.
Questa non è una "pippa" darwiniana, cerco di scrivere un pensiero sull'8 marzo. Lo faccio da qualche anno e poi sembra quasi costituzionale: sei donna, devi parlare della festa della donna. Sei uomo, lo stesso.
Bisogna parlarne.
Se ne parla.
E allora ho pensato a questo: le parole.
Una specie di fissazione per me, al momento, perché non le trovo, voglio trovarle, quelle sbagliate mi trovano sempre.
Oppure, ed ecco il pensiero, non ci sono.
Parole che non ci sono.
Quali sono le parole che, come bambina, ragazza e (giovane) donna, avrei voluto sentirmi dire dalla mia mamma... ma non mi sono state dette?
Perché io credo che la bugia ce la raccontiamo: i genitori danno le radici, ma devono dare anche le ali... cerca la tua indipendenza... prima ti stacchi, meglio è...
Ma la mamma è la mamma, e solo perché ci dà, a noi femmine, un bagaglio emotivo e pratico che nessun'altra donna o rivista o amica ci dà.
Impariamo come si riempie la lavastoviglie dalla mamma.
Impariamo come si fa il letto.
Impariamo come si piega il bucato.
Impariamo come apparecchiare la tavola.
Impariamo come scrivere un telegramma.
Impariamo a cucire.
Impariamo a cucinare (a volte).
Impariamo a pagare le bollette, a scegliere la sarta di fiducia, a togliere le macchie più ostinate, a fare la spesa, un prelievo, un versamento.
La mamma ci spiega come si fa. A volte ci ribelliamo ("la lavastoviglie la riempio come voglio io!"), ma è il retaggio di un metodo quello che ci resta.
Piccole manie o abitudini che si tramandano, da madre in figlia, in figlia, in figlia...
Impariamo come si ama (o non si ama) un uomo.
La mia mamma mi ha insegnato tutto questo, e ho il mio bagaglio lì, pronto a seguirmi nella mia piccola vita ancora accartocciata.
Ma nel mio bagaglio mancano delle cose.
La mia mamma non mi ha mai detto che sono bella così.
O ero "in carne", o "stavo bene", o sono "troppo magra".
"Bella così" non sono.
Oh, ma per lei è scontato.
Per me non lo è.
La mia mamma non mi ha mai detto che potevo studiare di meno.
Quanto la ringrazierei adesso se, all'epoca, avesse avuto il coraggio di togliermi i libri da sotto il naso e mandarmi a fare una passeggiata. Avrei una schiena più forte e un cuore meno fragile. E forse farei la cameriera in un agriturismo, con i capelli che sanno di risotto ai funghi e la stanchezza che ha solo chi pulisce tavoli.
La mia mamma non mi ha mai detto "andiamo a fare shopping".
Comprati qualcosa tu, poi ti do i soldi.
E per me lo shopping non è mai stato un rito. Solo un impegno da depennare per rinvigorire il mio guardaroba implorante pietà.
La mia mamma non mi ha mai detto "cosa stai leggendo adesso".
La mia mamma non mi ha mai detto "qual è la tua musica preferita".
La mia mamma non mi ha mai chiesto "perché fai le cose che fai?".
La mia mamma mi dà per scontata.
E non nel senso brutto: io esisto, sono una creatura, e in quanto tale bella, intelligente, perfetta così come sono perché mi ha fatta lei.
Ma non mi ha mai detto, a parole, che sono tutto questo.
Le parole. Servono le parole.
Date un nome alle cose.
Date nomi ai sentimenti, alle persone.
Diteglielo!
Il silenzio non dice nulla. I sottintesi restano "sotto" la soglia dell'intendimento. I pensieri non compaiono in sovrimpressione.
Per me la festa della donna è solo un momento che mi prendo per riflettere su questo.
Se più mamme, nonne, figlie, zie, amiche, si prendessero il tempo per dire quanto belle, intelligenti e dotate sono le donne che hanno a fianco, non ci sarebbero "pancette", "stronzi", "capi", "colleghe", "tette" a metterci in crisi.
Saremmo imperfette, eppur perfette, in ogni momento.
Prendete questo pensiero così, come m'è venuto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento