La regola è una e universale: mai fare la spesa quando si è
tristi, felici, ma soprattutto affamati, quando di ritorno dal lavoro ti fermi
al supermercato, appagato perché in fondo hai lavorato tutto il giorno e te lo
meriti di infilarti tra le tue corsie preferite con il carrello che è solo
troppo piccolo, altrimenti ci salteresti dentro, gambe penzoloni, come facevi
da bambino.
Mi rilassa fare la spesa.
Mi rilassa prendere la frutta con i guanti e metterla nei
sacchetti, come farebbe una massaia giudiziosa (altro che quella confezionata
da mangiare col cucchiaino).
Mi rilassa lasciarmi consigliare dal macellaio sulle scaloppine da
cucinare con farina e limone, o ascoltare i discorsi delle mamme al bancone del pane,
perché le vacanze sono finite, il bambino è malato, la scuola sta per iniziare
e sai, quaderni, libri, grembiulini.
Fare la spesa è intimo e abitudinario quanto andare dal
dottore. Mentre aspetti in saletta, cogli frammenti di conversazioni, mozziconi
di vite diverse, un po' pasticciate, un po' simpatiche, talmente simili alla
tua che ti senti rassicurato.
Fare la spesa è lo stesso.
E se alla cassa la signora anziana non si ritrova con le
monetine, aiutandola puoi anche riporre il carrello all'entrata con una buona
azione sulla lista. Un gradino verso il famoso posto in paradiso.
Ma tra quelle stesse corsie, tra le mamme casalinghe e le
signore che comprano cibo per gatti, si annidano - il peccato vicino
all'innocenza - alcune tentazioni che trovano sempre la strada per colpire cuore e stomaco.
Si tratta di piccole trasgressioni di gola da consumare
in macchina, mentre torni a casa con la spesa nel bagagliaio - che potresti
snocciolare dell'uva o sgranocchiare una carota, ma il godimento non sarebbe lo
stesso.
Semplici attentati alla linea di fianchi e ventre, che ti
ripeti: "Che male possono farmi? Dai, è solo per questa volta".
Confezioni colorate che attraggono occhi e mani, e mentre le prendi un'occhiata intorno la butti. Qualcuno mi starà guardando? Paranoie, perché un po' in colpa ti ci senti. Ma se poi il carrello davanti a te fa lo stesso... mal comune...
Per impulso e per fame (nervosa, felice o affamata) di solito
compro:
1. Fonzies
Perché ultimamente sono sempre in offerta. Pensavo ci fosse una trappola, bocconcini di formaggio cotti male, scadenza imminente. Niente di tutto questo. Solo lo stesso pacco multi pacco, con otto sacchettini all'interno, che lo prendi dall'espositore e fa quel rumore di accartocciato che ti accartoccia le budella. Quando li compro, me li mangio prima di pranzo o cena, in un aperitivo solitario e gustoso. Aggiungi un bicchiere di Coca Cola e mi avvicino al paradiso.
Perché ultimamente sono sempre in offerta. Pensavo ci fosse una trappola, bocconcini di formaggio cotti male, scadenza imminente. Niente di tutto questo. Solo lo stesso pacco multi pacco, con otto sacchettini all'interno, che lo prendi dall'espositore e fa quel rumore di accartocciato che ti accartoccia le budella. Quando li compro, me li mangio prima di pranzo o cena, in un aperitivo solitario e gustoso. Aggiungi un bicchiere di Coca Cola e mi avvicino al paradiso.
2. Pangrì/grissini/cracker/sfogliatine di vari gusti, forme o
tipi
Sono una schiava del salato. Gli attacchi di fame in piena notte
o a metà pomeriggio riguardano soprattutto la parte laterale della lingua. Se
mi stuzzica la voglia, riempio il carrello buttando le schifezzuole un po' un
po' qua, così sembrerà che si trovano lì per caso, non perché ho svaligiato la
corsia vicino ai detersivi.
3. Kinder fetta al latte/yogurt/budini
Il bancone frigo. Ne vogliamo parlare? Se il reparto più freddo
del supermercato fosse freddo solo per conservare i cibi, mi spiegate perché
quella brezza che si riversa dagli scaffali bianco ospedale è fatta per: a.
fatti venire una pelle d'oca peggio che d'inverno; b. per velocizzare - ma non
scoraggiare - l'attacco di "prendi tutto e scappa"?
Davanti al bancone frigo la difficoltà sta nel prendere più prodotti possibile
prima di rischiare l'assideramento. Eppure la quantità di dolci simil salutari
(perché non è la corsia delle patatine e dei popcorn - sì quella vicino ai detersivi) è sempre elevatissima, nonostante l'habitat da Circolo polare artico che lì si ricrea.
4. Orsacchiotti/coccodrilli/cocacoline
Sì, l'espositore Haribo. Lo so, fate ammissione di colpa, è un
problema sociale, una debolezza umanitaria, mondiale. Nessun viaggio che si rispetti,
tranne quelli delle attività estive con le suore, si è mai svolto sulla faccia
terrestre senza quei sacchetti colmi di caramelle gommose e peccaminose. Che
poi una tira l'altra. Fossero come le ciliegie, il senso di colpa svanirebbe,
ma la quantità di zuccheri la dice lunga. E i denti ringraziano. E al viaggio
successivo ne ricompri altrettante.
5. Pizze surgelate/gelati/sofficini
Il bancone freezer, quello esattamente prima della cassa, che ti fa dire "non ho comprato tanta roba, e poi sono surgelati, si
conservano, li mangerò più avanti". Il problema è che sono
prodotti così facili e veloci da cucinare che sfido chiunque a lasciarli nel
congelatore per più di una settimana. Poi adesso che le pizze Ristorante vanno
per la maggiore, ti sembra davvero di essere a un tavolo per due, lume di
candela, come nella pubblicità. E la pizza al pesto? Vogliamo parlare della
pizza al pesto, un attacco alla tradizione culinaria secolare italiana, eppure
così appetibile da farsi rimettere nel carrello ogni volta? Non ci posso fare niente, mi ha
rubato il cuore. Sui gelati non aggiungo altro. I biscotti e i ricoperti con
tanto cioccolato e caramello e panna hanno mietuto troppe vittime. E i Sofficini Findus? Belli e
buoni quando non hai assolutamente voglia di mettere in cantiere altro, ti danno
l'illusione di aver spadellato abbastanza per meritarti il titolo di capo chef. E non provi più a fare il sorriso con la forchetta e il formaggio che
fuoriesce. No no.
Grazie a www.dissapore.com per l'ispirazione
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