martedì 30 ottobre 2012

Ptb/Vale: Che tu sia per me il coltello



Chiudo questo libro con un leggero mal di testa.
Non so se per colpa di un malanno di stagione o della storia che fatica a sbrogliarsi.
Che tu sia per me il coltello è un romanzo epistolare? Un carteggio? Un "classico della letteratura contemporanea"?
Mi piace di più la definizione che ne dà Yair a Myriam: un "contratto", "anima per anima". La tua anima per la mia. Senza sconti.
Libro non facile, ma per me unico nel suo genere, almeno finora.
Shalom.
1. Perché hai scelto questo libro per il tuo Ptb? Te lo ha consigliato qualcuno o l'hai trovato tu?
2. Libro magro, in forma o grassoccio? ** In quanti giorni lo hai letto?
3. Dove ti sei trovato a leggerlo più spesso?
4. Racconta la storia in tre righe.
5. Il tuo personaggio preferito o quello che hai sentito più simile a te.
6. Il personaggio che avresti fatto uscir di scena volentieri.
7. Una citazione che hai dovuto assolutamente sottolineare.
8. Associa al libro un tuo stato d'animo.
9. Il libro si è rivelato come te lo immaginavi prima di leggerlo? Insomma: è scattato il colpo di fulmine?
10. In piena sincerità: lo consigli o lo butti? Se lo consigli, a un lettore o a una lettrice in particolare?

Myriam,
tu non mi conosci e, quando ti scrivo, sembra anche a me di non conoscermi. A dire il vero ho cercato di non scrivere, sono già due giorni che ci provo, ma adesso mi sono arreso.
Ti ho vista l'altro ieri al raduno del liceo. Tu non mi hai notato, stavo in disparte, forse non potevi vedermi. Qualcuno ha pronunciato il tuo nome e alcuni ragazzi ti hanno chiamato "professoressa". Eri con un uomo alto, probabilmente tuo marito. È tutto quello che so di te, ed è forse già troppo. Non spaventarti, non voglio incontrarti e interferire nella tua vita. Vorrei piuttosto che tu accettassi di ricevere delle lettere da me.

1.
Confesso: non era la mia "prima volta" con Grossman. Ci eravamo già conosciuti tra le pagine di Vedi alla voce: amore. Non mi era piaciuto (flusso di coscienza di un bambino... troppo per me) e ho ritentato con Che tu sia per me il coltello, è andata molto meglio.

2.
Libro in forma: 330 pagine.

3.
A tavola, ma soprattutto a letto, io malaticcia.
Una settimana, anche se ho premuto sull'acceleratore nel weekend.

4.
Prima della relazione tra un uomo e una donna c'è il loro incontro. Altrettanto importante, forse ancora più pregnante. Quando ci si accorge dell'esistenza dell'altro, e della sua presenza rispetto a se stessi. La storia di Myriam e Yair è ancora più particolare, perché all'inizio del libro non si conoscono di persona. Lui scorge lei in mezzo alla folla, lei non fa in tempo, ma ormai la relazione è cominciata. Una relazione puramente scritta, fatta di parole, sincere, spesso imbarazzanti, inconfessabili ad altri, persino ai rispettivi compagni di vita "vera". Unica regola: non far entrare la realtà, quindi niente cognomi, indirizzi... per il resto nessun filtro, nessuna imposizione. Tanto che Yair arriva a considerare Myriam come il coltello con il quale "fruga dentro se stesso". E per lui è amore. O forse qualcosa di più.

5.
A parte Yair e Myriam non ci sono molti personaggi (che comunque conosciamo attraverso le loro parole). Mi è stato simpatico il compagno di Myriam, Amos, che, nonostante il loro rapporto abitudinario e non molto passionale, rappresenta per lei una necessaria "àncora di salvezza".

6.
In certi punti Yair, quando spera che Myriam gli risponda alla prima lettera (e diventa stressante!); in altri Myriam, perché mi appariva come una donna dimessa e rassegnata. Ma nel finale si sono risollevati entrambi al mio giudizio.

7.
A parte l'incipit (uno dei più belli), anche una di Yair:
Avrei potuto scriverti una cauta lettera di approccio, mascherare le mie intenzioni, sedurti piano piano, flirtare con te con leggerezza, incontrarti a tu per tu (...). Quando penso alle cose che ti ho scritto (...) avrei voglia di castrarmi, di strapparmi la lingua!

E una di Myriam:
Yair, se mi rimane un altro desiderio, voglio, chiedo, che tutte quelle migliaia di parole diventino corpo.

8.
Invadenza. A tratti mi sono sentita un'intrusa, come se avessi trovato queste lettere dentro una scatola, ingiallite, rovinate, e guardandomi alle spalle per non essere scoperta, fossi corsa in camera mia per leggerle di nascosto. Myriam e Yair sono descritti e caratterizzati così bene da sembrare veri. Nessun cliché, nessuna "macchietta", un uomo e una donna reali, con famiglia, lavoro, problemi e questa vita nascosta. All'inizio i sentimenti descritti erano così forti da sembrarmi "finti" (come a dire: una vicenda del genere, nella realtà, non potrebbe mai accadere). Ma poi ho pensato: a me una volta è successo. Ho conosciuto un ragazzo e un giorno mi ha mandato una lettera. Abbiamo continuato per un po', dopo anche su di noi è scesa la "ghigliottina", una fine del contatto più per rispettivi impegni personali che precisa volontà. Ma è stato bello. E leggere le parole di Myriam e Yair me lo ha fatto tornare in mente.
In più questo libro mi ha insegnato l'inutilità del pudore. Grossman dice: se incontri una persona alla quale senti di poter dire proprio tutto di te, fallo. Non vergognarti. Non nasconderti. Perché quella persona è un dono. Ci saranno momenti di profondo dolore, inquietudine o incomprensione. Ma il viaggio dentro un essere umano, nella carne e nell'anima, non potrebbe essere diverso.

9.
Un blog descrive questo libro così: "denso come la pece". Immergi un piede e ti ritrovi inghiottito. Stessa sensazione. Difficile in alcuni punti (con riferimenti all'anima e al corpo quasi filosofici), angosciante in altri, spesso intimista, prosa che sa di poesia, descrive fatti che Yair e Myriam non osano raccontare a nessun altro. Fatti per lo più "impegnativi da digerire". Il libro si divide in tre parti: prima parla, anzi scrive, Yair, poi prende la penna Myriam e poi... una terza sezione che non posso descrivere senza spoilerare. Mi immaginavo un certo finale: c'è stato, ma in un modo del tutto inatteso. Un uomo e una donna che non si conoscono e si scrivono: poteva cadere nel banale. Ma Grossman sa il fatto suo.
Mi è piaciuto molto anche l'"assaggio" che ho avuto della cultura ebraica: la citazione di luoghi come Gerusalemme e Tel Aviv, i nomi dei quartieri e dei cibi, le credenze, la cultura. Cose che mi piacerebbe conoscere da vicino, un giorno.

10.
Lo consiglio a chi ama il genere epistolare. Non lo consiglio, come Mrs Dalloway, a chi ama l'azione, l'intreccio... qui c'è un colpo di scena, anzi due... ma il resto sono pensieri e parole.

Info libro
Shetehi Li HaSakin
1999
Oscar mondadori

Vi riporto l'intervista a David Grossman andata in onda domenica 29 ottobre a Che tempo che fa. "Capisco la mia vita solo quando scrivo. Altri magari si rivolgono a uno psicologo, io devo scrivere, devo dare dei nomi a qualsiasi cosa mi sia successa": http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-a4d0087c-43e0-4efa-863c-bbf9fd0de10c.html?refresh_ce#p=


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