Cresciuta a pane, acqua e serie televisiva con Gerard Depardieu, ho cominciato a leggere questo libro di Alexandre Dumas padre con in mente le scene del film.
Bella la serie televisiva (del 1998), bellissimo il romanzo.
Bellissimo lui!
Lo confesso: amo, amo perdutamente il conte di Montecristo. Vile, crudele, senza pietà? Macché, macché! Affascinante, intelligente, rispettato.
Ma adesso vi prego, non mettetemi in prigione per la mia folle, impossibile e letteraria passione. Anche perché, quando esco, potrei aver imparato due o tre trucchetti su come vendicarmi...
1. Perché hai scelto questo libro per il tuo Ptb? Te lo ha consigliato qualcuno o l'hai trovato tu?
2. Libro magro, in forma o grassoccio? ** In quanti giorni lo hai letto?
3. Dove ti sei trovato a leggerlo più spesso?
4. Racconta la storia in tre righe.
5. Il tuo personaggio preferito o quello che hai sentito più simile a te.
6. Il personaggio che avresti fatto uscir di scena volentieri.
7. Una citazione che hai dovuto assolutamente sottolineare.
8. Associa al libro un tuo stato d'animo.
9. Il libro si è rivelato come te lo immaginavi prima di leggerlo? Insomma: è scattato il colpo di fulmine?
10. In piena sincerità: lo consigli o lo butti? Se lo consigli, a un lettore o a una lettrice in particolare?
1.
Ennesima sfida lanciata a me stessa contro un "classicissimo". "Vorrei, ma non posso" e invece... ho potuto! Complice anche un'edizione per ragazzi, con le figure e una grafica piacevole da leggere, sono arrivata in fondo "divorando" letteralmente la storia.
2.
L'edizione in questione consta di 285 pagine.
Cominciato domenica sera, chiuso ieri sera. Mi è dispiaciuto tanto finirlo.
3.
L'ho letto in poltrona, alla luce di una lampada.
4.
Nel febbraio del 1815 un marinaio di 19 anni fa ritorno a casa, a Marsiglia, con la speranza nel cuore: diventerà capitano della sua nave e sposerà Mercedes. Ma poi... "Edmond Dantès, in nome della legge, vi arresto...". Accusato ingiustamente di appoggiare il ritorno in Francia di Napoleone, quel ragazzo viene buttato in prigione, dove rimane per quattordici anni. Ma a quel punto è arrivato per lui il momento di vendicarsi...
5.
Ho amato l'Edmond Dantès di "quattordici anni dopo". Questa figura misteriosa, all'inizio, che si fa chiamare conte di Montecristo. Ricco, potente, carismatico, riesce presto a costruirsi un nome nella società nobile, accompagnato da principesse, ben vestito, rispettato e temuto. Un uomo che porta in sè un fascino tutto orientale e che in modo mirabile riesce a costruire un piano perfetto per vendicarsi di chi gli ha tolto la libertà, l'amore e la felicità. Tre criminali, i tre nomi dell'odio: Villefort, Morcerf e Danglars.
Ma mi è piaciuta anche Eugenie, la figlia di uno dei tre "nemici" di Dantès, che, decisa a opporsi a un matrimonio combinato, lotta per costruirsi una vita che non sia "regolata col compasso". Un bell'abbozzo di eroina ottocentesca.
E vogliamo parlare di Bertuccio, il fidato assistente del conte? Compra cavalli, affitta case, recapita lettere... una perfetta spalla destra. Vorrei anch'io un Bertuccio!
6.
Mi è risultato inutile e fastidioso Benedetto, nato da una passione illecita che il conte di Montecristo userà per vendicarsi contro Villefort, procuratore del re colpevole di averlo fatto incarcerare senza motivo. Spocchioso e attaccato al denaro, l'ho visto solo come un mezzo per la vendetta del conte, di più non mi ha ispirato.
7.
Dumas riesce a caratterizzare perfettamente il protagonista: Villefort, passando, gli gettò uno sguardo e su quella fronte alta lesse l'intelligenza, in quegli occhi fieri e in quelle sopracciglia aggrottate il coraggio, in quella bocca dalle labbra ferme la sincerità.
- Come vi chiamate - gli domandò appena l'ebbe davanti.
- Edmond Dantés - rispose il giovane.
Anche quando in lui nascono dei dubbi sulla liceità della sua vendetta, il tormento è sentito, il suo cuore dolorante.
Ma questo romanzo è soprattutto un esempio di sapiente uso dei dialoghi: il romanzo è per la maggior parte in forma di botta e risposta, e questo determina il ritmo. Le descrizioni sono brevi e ridotte al minimo indispensabile. Come un film o un bello spettacolo teatrale.
- Cercate meglio, signor procuratore del re, cercate meglio e più lontano. Non ricordate la mia voce? (...)
- Mio Dio! Voi siete il nemico sconosciuto e implacabile che mi perseguita!
(...) Ma chi sei? Cosa ti ho fatto? Parla!
- Mi avete condannato a una morte lenta e odiosa; (...) mi avete tolto l'amore, la libertà, la vita!
- Chi siete? Chi siete dunque, mio Dio?
- Sono lo spettro di un infelice che avete seppellito nelle segrete del castello d'If. Quello spettro è uscito dalla tomba e Dio gli ha dato la maschera del conte di Montecristo e lo ha coperto d'oro e di brillanti, affinché voi non potete riconoscerlo.
E poi la battuta finale, l'ultimo insegnamento di questo personaggio:
Tutta la saggezza umana può compendiarsi in queste due semplici parole: aspettare e sperare.
8.
Adrenalina. Mai, mai un momento di noia, attesa o ristagno dell'azione. Verso metà del libro mi sono costretta a rallentare, non volevo arrivare alla fine.
Poi, come gli altri personaggi, mi sono lasciata prendere e affascinare dal conte di Montecristo, dalla sua intelligenza e dalla precisione con cui macchina la sua vendetta. Se non mi conoscessi, direi che ho preso una bella cotta!
9.
Non so perché, ma mi aspettavo qualcosa sullo stile dei Miserabili: molte parentesi storiche, linguaggio ricercato e dal sapore "antico", dialoghi impostati... niente di tutto questo. Personalmente ho sempre trovato l'Ottocento un'epoca gravida di eventi, soprattutto in Europa e in Francia, e anche a scuola facevo fatica a raccapezzarmi. Dumas, invece, dà una fotografia molto chiara, politica e culturale, ed è facile capire fin da subito gli schieramenti (bonapartisti versus "conservatori"). I personaggi sono tanti (mi sono anche fatta uno schema!), però si riescono a capire i legami familiari, amorosi... sono ben delineati. Se non sono blasfema, lo potrei definire un thriller di quei tempi. Un cubo di Rubrik, per cui le scelte e le azioni del conte di Montecristo, se in apparenza prive di significato, portano alla fine all'obiettivo. Qualche volta ho pure sussultato sulla poltrona: omicidi, avvelenamenti, fughe... c'è da avere il batticuore!
Quindi, sì: colpo di fulmine. Ovviamente. Una folgore, proprio.
10.
E altrettanto ovviamente lo consiglio. A tutti. Non è troppo impegnativo, non è noioso, né richiede una passione particolare per i classici o i romanzi a sfondo storico. Spero che queste etichette cadano presto: Il conte di Montecristo è, prima di tutto, un bel, bel libro.
Info libro
Le compte de Monte-Cristo
1846
Edizioni Accademia - Milano (collana I romanzi classici)
Assolutamente, concordo! Letto l'estate scorsa tutto d'un fiato. E la cotta per LUI mi sa che la condividiamo (ma non lo diciamo a Fra..!)..:)
RispondiEliminaTranquilla, Giu, manterrò il tuo segreto. D'altronde come si può resistergli...!
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