Amelia Earhart |
Quante sono le eroine della storia?
Poche.
Se togliamo Giovanna d'Arco (che per molti fu solo una versione al femminile delle crociate) o la regina Elisabetta I, di "guerriere" non sono così piene le pagine dei libri.
Parlo proprio di donne che hanno preso in mano la spada (Mulan non fa testo!).
Le donne hanno fatto la storia in silenzio.
L'hanno fatta scrivendo pagine memorabili, cambiando la moda, divorziando, accorciando le gonne, facendo le spie, seducendo uomini, diventando missionarie, rinunciando all'amore.
Le donne nella storia si sono sempre mosse in punta di piedi. Oggi alzano la voce in tv e spesso non fanno bella figura. Ma lo stile della donna che cambia il suo destino e quello degli altri è pudico, il più delle volte. Modesto. Naturale, perché così deve essere, per il miglioramento di tutti. Non so se sia un bene o un male in assoluto, ma tolte le femministe accalorate, le ospiti dei talk show o i primi ministri "di ferro", mi piace che nella donna ci sia questa volontà di cambiare le cose un passo alla volta, pazientando. It's gonna be all right.
Ecco, per Giuditta non fu così.
Gli ebrei di Betulia, assediati da Oloferne e dal suo esercito, si rassegnano all'imminente disastro: ancora una settimana di tempo e se Dio non interviene per salvarci, ci consegniamo al nemico.
In Giuditta, vedova giovane ma poco remissiva, suona come una bestemmia (scusate il gioco).
Ok Dio, ma - come ha detto un prete che ho ascoltato domenica - Dio non è la scusa per abbassare la testa. Dio non ci salva da fuori. Dio è dentro. Dentro dove? Dentro di te. E se vuoi agire... it's up to you.
Tocca a te.
Questo è Dio.
Altra cosa è la religione.
Giuditta aveva cieca fiducia in Dio. Lei aveva Dio. Jane Austen aveva il suo talento, Chanel il suo stile, Mata Ari il suo ardore, Twiggy il suo gusto visionario, Amelia Earhart la sua insofferenza per i limiti...
Si può chiamare in molti modi quel "perché" che ti fa superare qualsiasi "come".
Chiamatelo Dio,
o amore,
o incoscienza...
In ogni caso smuove le montagne.
Ognuno dovrebbe avere un proprio "Dio" che renda capaci di qualsiasi cosa. Di superare le angosce. Di mortificare le paure. Di liberare il coraggio.
Giuditta aveva Dio.
Io credo che Giuditta avesse fede, ma non fede esclusivamente religiosa. Fede che le cose potessero, dovessero cambiare. Che arrendersi al nemico non fosse la cosa più in quel momento. Che la sorte delle donne, degli uomini, dei bambini e degli anziani che vivevano con lei fosse diversa.
E così Giuditta ha scelto la rivoluzione. Silenziosa, sì.
Due ancelle, un velo nero per nascondersi nel buio, la benedizione dei sacerdoti, una fitta in mezzo al petto.
Che è terrore, un terrore enorme, ma è anche euforia.
Giuditta va nella tana del nemico per salvare il suo popolo.
Non ha spade, solo la sua bellezza.
E...
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