Dal sito www.vanityfair.it (AP Photo/Emilio Morenatti): il nuotatore ucraino Laroslav Semenenko ai 100 metri dorso |
"Il braccio è la porzione dell'arto superiore compresa fra le articolazioni della spalla e del corrispondente gomito. Nel linguaggio comune, il termine "braccio" (plurale "braccia") è usato per indicare ciascuno degli arti superiori umani, nella sua interezza." (Wikipedia)
Se prima della nascita, qualcuno dei tuoi cromosomi impazzisce, o se un incidente strappa via una parte del tuo corpo, la scelta è: usare il fiato che hai ancora nei polmoni - perché non sei morto - per bestemmiare contro il cielo o scendere in vasca e cercare di stabilire un record mondiale.
Perché le gambe le hai ancora, e non sei morto, no, non sei morto.
Hai vissuto l'inferno, hai maledetto Dio, tua madre, tuo padre, il destino, te stesso. E mentre gridavi, ti sei accorto di respirare ancora.
Perché? Mi state prendendo in giro? Che uomo sono, senza braccia? Dai, andiamo, un disabile sono, un handicappato, uno scherzo della natura, un manichino di un negozio d'abbigliamento. Ma un uomo...
E poi perché a me? Perché non a quello che mi cammina vicino, per strada, e le braccia le ha ancora, e non gliene importa niente, e se non le avesse sarebbe uguale...
che cosa ho fatto di male, dove ho sbagliato?
Quanto fiato speso per trovare una ragione, per chiedere ragioni.
E poi scendi in vasca.
E le gambe nuotano anche per le braccia, e sbattono, sbattono, il pubblico schizza in piedi, e senti la sua voce esplodere, attutita dall'acqua, come quando andavi in piscina, da bambino, e le istruzioni dell'allenatore ti raggiungevano ovattate e sillabate sotto la cuffia.
Non ha nessun senso, quello che mi è capitato. Poteva succedere a chiunque. Un tiro ai dadi, una mano di carte sbagliata, e il fortunato sono stato io.
Non ha nessun senso, ma adesso sono qui.
E nuoto, e respiro.
Respiro.
Respiro.
C'è vita dentro ai miei polmoni, e mi fa nuotare, più veloce e più forte di chiunque.
Al diavolo il destino, al diavolo i cromosomi, Dio.
Io sto nuotando.
Io respiro.
E sono vivo.
Maledettamente vivo.
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