lunedì 26 dicembre 2016

The Books Brothers e Sul Grappa dopo la vittoria


Una cosa che accomuna tutti gli uomini e le donne del mondo è abitare in un luogo che ha visto almeno una guerra e che ne porta le cicatrici. Mi è venuto in mente leggendo Sul Grappa dopo la vittoria (Malaguti, Santi Quaranta): anche nel mio paesino del Veneto, e in quelli limitrofi, c'è stata la guerra. La Grande guerra.


E ancora più destabilizzante è stato leggere le descrizioni della "mia" montagna (fatte da un ragazzino), quando fu sfregiata dalle trincee e dai gridi della morte. Stiamo parlando di neanche cento anni fa: ho solo avuto la fortuna di nascere in un'epoca di pace! Altrimenti, camminando per i miei sentieri preferiti, avrei visto il cielo accendersi di mine, i fossi e le rive coperti di scheletri senza carni, divise a brandelli, ferraglia malridotta. Sarei dovuta emigrare, per scampare al peggio. Avrei visto mio pupà partire soldato e tornare senza più niente da dire. Silenzioso e spento. Avrei mangiato polenta fredda tutti i giorni, sperato nella clemenza della terra, nei frutti dei campi, per superare l'inverno. Abbiamo vinto, quella guerra, ma il sapore pastoso e amaro che lascia questo libro dice che non fu una vittoria con la vi maiuscola. E che averla in casa, la guerra, è sempre una sconfitta: le persone se la porteranno addosso finché camperanno, non importa se il carro è quello dei vincitori.

Arrivai in prossimità di quello che era stato il bosco del Pertica. Ovunque alberi schiantati, dita di scheletro puntate impietosamente verso il cielo. Riconoscevo i brandelli di stoffe delle divise sotto ai quali, con ogni probabilità, si celava lo scheletro; riconoscevo le vene di fetore di cadavere nell'aria, camminavo sul terreno sconvolto e vedevo lì uno scarpone da cui spuntava il moncone dell'osso tranciato di netto. Impossibile capire dove iniziasse un cadavere e ne finisse un altro. La cosa peggiore era perdere la percezione dell'umano. Non capire più o non avvertire più la necessità di distinguere il cadavere del tuo simile della carcasse di cavallo, dal legno abbattuto.
[...]
La montagna non era più nostra.
Una voce dal passato, non tanto lontano, per dirmi - dirci - in questo Natale che l'umanità la si perde in un soffio. Rischia di morire come una primula decembrina.
Un libro spaventosamente attuale.

P.S. Grazie al gruppo di lettori The Books Brothers per aver creato questa "sfida" di lettura natalizia. La sfida si divide in tre fasi, per tre libri: un libro a simbolo del "Natale del passato", uno per il "Natale del presente" e uno per il "Natale del futuro", da leggersi nei tempi stabiliti. Sul Grappa dopo la vittoria è la mia scelta per la prima fase.

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