lunedì 14 maggio 2018

Portatrice di grandi orecchie

 
 
Per l'anagrafe, sei nata il 20 ottobre 2016, alle soglie dell'inverno, nella corte di una fattoria qui vicino. Per me, la tua storia è iniziata prima: sei nata in Islanda, nel 2014, più precisamente sopra la caldera di un vulcano che ti ha dato il nome.


Con un gruppo di amici, la affrontammo sotto la pioggia e la neve di stravento, che tagliavano il viso e si infilavano sotto il poncho, infradiciando gambe, piedi, zaino e tutto quello che non riuscivamo a coprire a sufficienza. Non si vedeva a un palmo di naso: la neve per terra si era sciolta e si impastava al fango nero del percorso, segnalato da qualche paletto di fortuna. Ho anche pensato di essermi persa, a un certo punto. La classica situazione in cui, da dietro la sciarpa, imprechi e ti chiedi: "Ma chi me l'ha fatto fare?" Mezz'ora di scarpinata all'andata, nelle stesse, implacabili condizioni, mezz'ora al ritorno - per un selfie di cinque secondi sulla bocca del vulcano, e poi via, in macchina, a recuperare la sensibilità del corpo sui sedili riscaldati e cambiandoci alla bell'e meglio. Per me, tu sei nata quella mattina. Mentre frizionavo i piedi congelati, appendevo i calzini gocciolanti nel portabagagli, facevo un fagotto dei vestiti pieni di neve e terra, e mi dicevo: "Se ho fatto, questo..." Leggendomi nel pensiero, mio fratello saltò fuori: "Se hai fatto questo, riuscirai anche a prenderti un cane". Sogno di sempre, distrutto dalla realtà, dai troppi impegni. E poi un cane è costoso, sporca, devi starci dietro, il veterinario, i vaccini, l'assicurazione, c'è la casa nuova da finire, anche il cane vuoi? Ma tu sei nata in quella mattina d'Islanda, e non potevi che prendere il nome da uno dei pochi vulcani su cui abbia mai camminato. "Askja", in islandese, significa "calore", "fuoco". Ora, una persona troppo romantica o con tendenze al melenso, direbbe che, da quando sei arrivata, mi hai scaldato il cuore. In realtà, tu hai fatto qualcosa di molto diverso: mi hai destabilizzato. Ti svegli appena sorge il sole, non importa che ora sia, e richiedi il rancio a forza di zampate. Scavi tunnel nella terra fresca di pioggia e lasci impronte dappertutto sul pavimento appena lavato. Il tuo approccio è "mordi la vita": e le poltrone, le coperte, i libri... per ora, risparmi i mobili. Tiri al guinzaglio come un cane da slitta. Rimandi di continuo il mio progetto di un giardino, perché quanto durerebbe? Faccio più lavatrici per causa tua che per desiderio di pulizia personale. Chi non ti conosce direbbe che sei un disastro. E lo sei, la maggior parte del tempo. Ma hai il fuoco dell'Islanda negli occhi. E quegli occhi mi hanno insegnato tre cose, in pochi mesi. Primo, se vuoi andare nella vita, bisogna "morderla". Guardi ogni novità con mistico stupore, che sia una mosca su un vetro o una carta raccattata nella spazzatura. Mordi perché tutto ha un sapore, buono o cattivo che sia, ogni giorno ha un sapore, e tu ti svegli presto ogni mattina, e svegli anche me, che tante mattine non vorrei neanche alzarmi. Secondo, se vuoi andare nella vita, devi tenere le orecchie girate avanti e indietro. Quando ti porto a camminare, fai questa cosa strana: giri continuamente le orecchie avanti e indietro, avanti per accogliere il nuovo, indietro per assicurarti che io ci sia o, quando siamo in gruppo, che tu non stia perdendo nessuno. Sei un cane da lavoro, mi hanno detto, un cane da gregge: il tuo gregge, adesso, è la mia famiglia, e tu vuoi bene a tutti, e ti preoccupi che restiamo insieme, che nessuno resti indietro. Terzo, se vuoi andare nella vita, devi amare totalmente. Che cosa vuol dire? Tu non ti dai poco o tanto a me, a noi: tu ti dai completamente. Non sei mai troppo stanca per farti accarezzare, per salutare chi arriva o passa per la strada. Non sei mai troppo stanca per scaldarmi sul divano quando ho freddo, per leccare via le lacrime. Non sei mai troppo stanca per condividere i momenti più banali: il bucato in lavanderia, il giardinaggio. Mi chiedo dove le prendi le energie, me lo chiedono: ma tu sei nata tra neve e fuoco, e so che non avrai mai paura di prendere la vita, la tua e la mia, con la carica che ci sarà richiesta. Ci sono i cani, e poi ci sei tu. Che la vita me la stai cambiando davvero, a partire dalle cose più piccole. Che poi sono quelle che la vita la cambiano davvero.

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